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Hong Kong, l’arresto di altri 53 attivisti mette in pericolo la democrazia

La polizia di Hong Kong ha arrestato 53 persone, di età compresa tra i 23 e i 64 anni, nella mattinata di mercoledì 6 gennaio. Le ultime condanne di una lunga serie, dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale imposta dal Governo cinese a partire dal 30 giugno. Gli attivisti sono stati accusati di “sovversione”. Per quale motivo? L’11 e 12 luglio si è tenuta una votazione non ufficiale in cui erano stati scelti i candidati dell’opposizione alle elezioni legislative, successivamente annullate. È il numero di arresti più alto fino ad ora, che dimostra la forte diminuzione della tolleranza [1] delle autorità di Hong Kong per il dissenso (pacifico) in una città che fondamentalmente considerata da sempre “libera”.

Quello delle votazioni tenutesi ufficiosamente è stato un comportamento duramente criticato sia dalla Cina sia dal governo di Hong Kong. Tra gli obiettivi dei votanti ci sarebbe stato quello di avere una maggioranza che consentisse ai democratici di opporsi ad iniziativa governativa. Insomma, un tentativo di sovversione contro l’autorità statale. Negli ultimi mesi gli arresti e le condanne sono frequenti. Ricordiamo, ad esempio, i tre attivisti  Hua Zhifeng, noto come Joshua Wong [2], Zhou Ting, anche conosciuta come Agnes Chow, e Lin Langyan, chiamato Ivan Lam. I giovani dovranno scontare pene che potranno prevedere dai 7 ai 13 mesi di carcere per aver incitato, organizzato e partecipato alle proteste non autorizzate del 21 giungo 2019.