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Etico, pubblico e socialista: la via di Cuba al vaccino anti-Covid

Secondo i dati raccolti da Carl Zimmer [1], il giornalista del New York Times che segue lo sviluppo dei vaccini contro il coronavirus, l’8% dei vaccini giunti finora alla sperimentazione clinica è prodotto a Cuba. Sono quattro i vaccini nelle varie fasi di sperimentazione. Due di questi, a cui sta lavorando il Finlay Institute Avana, sono potenzialmente vicini alla commercializzazione: Soberana 1 e Soberana 2. Al loro sviluppo collabora anche un ricercatore italiano, Fabrizio Chiodo. Intervistato da il manifesto, Chiodo ha spiegato in cosa i vaccini cubani differiscono da quelli di Pfizer, Moderna e AstraZeneca. I due vaccini utilizzano tecniche che si sono rivelate efficaci nella realizzazione di vaccini precedenti: Soberana 1 consiste in una sub-unità della proteina “S” del coronavirus somministrata con una membrana del meningococco che agisce da adiuvante, mentre Soberana 2 presenta la subunità della proteina Spike legata alla proteina tetanotossoide, quella del tetano.

Il modello economico attuale prevede di fare profitto anche su farmaci e vaccini. Cuba, invece, sceglie un modello etico: non trarrà alcun profitto dalla futura distribuzione dei vaccini alla popolazione locale e nei Paesi in via di sviluppo. Per Chiodo la vaccinazione è un concetto socialista, poiché allontana molti Paesi dal dovere essere “schiavi” di farmaci, in quanto protetti dai vaccini. L’industria biotecnologica cubana è totalmente pubblica: Fidel Castro – di fronte all’embargo imposto dagli Stati Uniti – puntò molto sulla ricerca.