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Microplastiche trasportate dal vento hanno contaminato anche le zone remote della Terra

Le microplastiche viaggiano nel vento. A confermarlo è una recente ricerca [1] condotta dall’Istituto di Scienze Weizmann. Questa ha dimostrato che pezzi di plastica microscopici viaggiano attraverso l’aria del vento anche per lunghe distanze, riuscendo ad arrivare in spazi remoti e difficilmente raggiungibili dall’uomo. Sembra inoltre che, particelle di diametro inferiore a 5 mm che si staccano dagli oggetti di plastica, passino dalla superficie marina all’atmosfera e raggiungano aree non frequentate dall’essere umano e quindi apparentemente non inquinate.

La ricerca è cominciata nel 2016, quando gli scienziati del team Weizmann si sono riuniti sulla Tara, nave da ricerca dove si effettuano studi sugli effetti del cambiamento climatico. In quel frangente, navigando nell’oceano Atlantico settentrionale, hanno rilevato nell’aria notevoli quantità di plastica comune – polistirolo, polietilene, polipropilene e altro – sotto forma di “microplastica”, che le permette di essere trasportata dal vento. Inoltre, analizzando campioni di acqua marina nei punti sottostanti ai ritrovamenti aerei di microplastiche, hanno trovato le stesse tipologie di rifiuti. Con ciò, gli studiosi sono giunti alla conclusione che questo materiale, una volta inquinato il mare, riesca ad entrare nell’atmosfera tramite lo scoppio delle bolle in superficie. Una volta nell’aria poi, non solo diventa più dannoso e tossico a causa del contatto con la luce ultravioletta, ma viene anche trasportato dai venti in aree remote del globo.