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La fusione nucleare può essere la risposta alla crisi climatica?

La fusione nucleare potrebbe generare elettricità entro la fine del decennio. Lo hanno dimostrato, con un progetto [1] pilota, dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Questa fonte di energia, pulita e potenzialmente illimitata, sarebbe in grado di fornire più energia di quanta ne consuma. La costruzione del nuovo reattore (Sparc), più compatto dei suoi predecessori, inizierà nella prima metà del prossimo anno e potrebbe generare elettricità entro la fine del 2030. La fusione non produce gas a effetto serra o carbonio e, a differenza dei reattori nucleari a fissione, comporta rischi molto minori. “Questa forma di energia – affermano gli scienziati del MIT – potrebbe quindi rappresentare una delle possibili soluzioni per uscire dal nostro imminente disastro climatico”.

La fusione nucleare è il processo fisico che alimenta il Sole. Si verifica quando gli atomi vengono fusi assieme a temperature e pressioni estremamente elevate. Per questo, sfruttare questa forma di energia nucleare si è dimostrato estremamente difficile. Nessun contenitore sarebbe, infatti, in grado di sopportare le temperature necessarie. Per ovviare a ciò, gli scienziati hanno sviluppato una camera a forma di ciambella che, attraversata da un forte campo magnetico, sospende il contenuto da scaldare. Gli investimenti non mancano. Il neo presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha indicato nel suo piano da due miliardi di dollari, infatti, anche le tecnologie nucleari avanzate come parte della strategia di decarbonizzazione.