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L’Italia scarica l’ambiente: ripartono le trivellazioni alla ricerca di gas e petrolio

E’ di nuovo allarme trivelle. La moratoria alle ricerche petrolifere non ha avuto proroghe e scadrà a febbraio. Qualora non ci fosse un piano per affrontare la situazione, saranno 54 i [1] permessi [1]finalizzati alla ricerca di idrocarburi e 2 le autorizzazioni all’estrazione del petrolio, di fronte al parco del Delta del Po.

Il governo Conte 1, all’art.11 ter del DL 135/2019, aveva disposto 24 mesi di stop al rilascio di nuove autorizzazioni a trivellare. Il fine era quello della stesura di un piano delle aree idonee entro 18 mesi. Tuttavia, nonostante una proroga di 6 mesi già concessa a febbraio di quest’anno, i termini sono trascorsi ed in assenza del piano i procedimenti e le istanze di permesso riprendono efficacia. “Il governo italiano non sta lavorando alla transizione energetica richiesta dall’Unione Europea e continua a puntare sulle fonti fossili” denuncia il verde Angelo Bonelli “I responsabili di questo pasticcio sono i ministri Cinque Stelle dell’Ambiente Sergio Costa e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che non hanno redatto il piano che loro stessi avevano proposto. Ora facciano qualcosa”.

Lo Stato italiano, ogni anno, supporta con 18 miliardi di euro il settore dell’estrazione di fonti fossili. Come se non bastasse, l’Europa chiede di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 e l’Italia prevede una diminuzione di gas climalterante del 37%. Nel frattempo, l’inquinamento costa al nostro stato oltre 54 mila decessi ogni anno.