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Tigrè, nuove verità sul conflitto etiope: civili massacrati con l’aiuto dell’Eritrea

Il conflitto nella regione etiope del Tigrè ha visto la partecipazione di forze eritree al fianco dell’esercito governativo e ha provocato numerose vittime civili con probabili abusi del diritto internazionale. Un’ipotesi che si fa largo nonostante le smentite dei governi coinvolti. Diversi rapporti, citati da un articolo del Guardian [1], riportano testimonianze che parlano di civili “macellati come polli” e i loro cadaveri abbandonati per essere “mangiati dalle iene”. A questo si aggiungono saccheggi e atti di vandalismo. Si pensa che migliaia di persone siano state uccise, tra cui civili, e quasi 50.000 persone [2] siano fuggite in Sudan.

Il dubbio c’era dall’inizio e testimoni oculari, ora, confermano i sospetti. Molteplici rapporti parlano di uccisioni, saccheggi e rimpatrio forzato dei rifugiati da parte dei militari, anche se l’Eritrea continua a smentire. Mentre vacilla evidentemente anche la versione del governo etiope guidato dal premier Abiy Ahmed che, proclamando la vittoria il 29 novembre scorso, aveva assicurato [3] che durante l’offensiva non erano stati colpiti civili. Anche i rifugiati in viaggio verso il Sudan hanno confermato, dicendo ai giornalisti e agli operatori umanitari che gli attacchi che hanno colpito le città del Tigrè occidentale provenivano dall’Eritrea. I funzionari etiopi, nel frattempo, hanno accusato i ribelli tigrè di fabbricare false uniformi eritree per “incastrare” i loro vicini e insistono sul fatto che il conflitto rimane un affare esclusivamente interno.