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Perù, le proteste indigene obbligano a chiudere Machu Picchu

Da alcuni giorni la storica cittadella Inca del Perù è stata chiusa: è stato indetto uno sciopero a tempo indeterminato dalle organizzazioni sociali del distretto di Machu Picchu. Lo scopo è di sollecitare una riduzione del prezzo dei biglietti ferroviari e di aumentare il numero di frequenze dei treni per i turisti peruviani. Darwin Barca, sindaco di Machu Picchu, ha confermato al quotidiano Gestión che la popolazione è in rivolta per il forte aumento del prezzo dei biglietti del treno fra Cusco e la località turistica.

La Direzione Decentrata della Cultura (DDC) del paese sudamericano ha annunciato di limitare il passaggio turistico a Machu Picchu fino a quando non verrà raggiunto un accordo con gli operatori ferroviari e le comunità circostanti. “A causa delle interruzioni annunciate nel distretto di Machu Picchu e al fine di salvaguardare l’integrità dei suoi visitatori, la cittadella di Machu Picchu non sarà aperta dal 14 dicembre fino a quando questa situazione non sarà ripristinata”, afferma il comunicato del DDC. Nel mentre, residenti hanno denunciato lo sdegno della Polizia che ha represso violentemente i manifestanti. La regione turistica era stata già chiusa per otto mesi a causa della crisi sanitaria che sta attraversando il Paese dopo lo scoppio della pandemia di coronavirus.