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Covid, malaria e miniere illegali: la crisi dei popoli indigeni del Brasile

Un recente rapporto ha puntato i riflettori sulla crisi umanitaria in atto nel più grande territorio indigeno del Brasile. Attività minerarie illegali, malaria ed ora Covid-19, questa la devastante combinazione che minaccia le popolazioni Yanomami e Ye’kwana. La negligenza del governo – denuncia il dossier rapporto redatto dalle organizzazioni Yanomami e Ye’kwana insieme a un gruppo di ricercatori appartenenti alla Rete Pro-Yanomami e Ye’kwana- avrebbe permesso la rapida diffusione del coronavirus. Oltre un terzo della popolazione totale presente nell’area (circa 27.000 persone) è stata già colpita dall’infezione e, nonostante i casi confermati siano passati da 335 a 1202 in tre mesi, solo il 4.7% degli abitanti è stato sottoposto a test diagnostici.

Ad importare il Sars-Cov-2 tra le vulnerabili popolazioni brasiliane sarebbero stati dei minatori illegali, gli stessi che devastano costantemente il territorio in cerca di oro. Non a caso, è proprio nelle tre regioni con la più alta concentrazione di miniere illecite che il virus è dilagato maggiormente. In tutto il Brasile – concludono nel report – le terre indigene vengono dilaniate dalla deforestazione guidata dalla negligenza criminale del governo. Le organizzazioni yanomami e ye’kwana chiedono l’immediata rimozione degli invasori dalle loro terre, lo sviluppo di un piano di emergenza per contrastare la Covid-19 e un programma per sradicare la malaria, la cui incidenza è quadruplicata negli ultimi 5 anni.